N° 112

 

I DUE CAPITANI

 

 

Di Carlo Monni (con concetti e personaggi di Fabio Volino)

 

 

1.

 

 

            Capitan America resta a fissare lo schermo senza dire una parola. Mille pensieri le si affastellano nella mente. Alla fine è il Comandante America a rompere il silenzio:

-Può essere davvero lui?-

            Liz Mace serra le labbra. Vorrebbe essere sicura della risposta. Quello che ha visto poco fa in TV è davvero suo fratello Jeff forse dato troppo frettolosamente per morto? Di certo sembra lui. Una maschera non basta a nascondere le somiglianze a chi lo conosceva bene e la sua voce… la sua voce…

-Non lo so.- risponde infine -Ma lo scoprirò.-

 

            Il posto è una struttura supersegreta nel sottosuolo di Washington della cui esistenza solo in pochi sono a conoscenza. In una delle sue stanze a prova di intercettazione, seduti ad un tavolo semicircolare, ci sono: Henry Peter Gyrich, Assistente del Presidente degli Stati Uniti per gli Affari Superumani, il Dottor David James Quinn, Direttore dell’Ufficio delle Politiche Scientifiche e Tecnologiche, la Dottoressa Anita Erskine, esperta in genetica e Sonny Burch, Sottosegretario all’Intelligence e Analisi del Dipartimento della Sicurezza Interna.

            Davanti a loro, in piedi, immobile e sull’attenti, sta il redivivo Capitan America.

-Complimenti, Dottore, ha fatto un ottimo lavoro.- dice la Dottoressa Erskine rivolta a Quinn.

-La ringrazio, Dottoressa, ma non posso arrogarmi tutto il merito di quello che è stato un magnifico lavoro di equipe... senza contare la fortuna che ci ha fatto ritrovare questo ragazzo in uno dei covi del Consorzio Ombra.- si schermisce Quinn.

-Già, interessante circostanza. Mi chiedo che intenzioni avessero nei suoi confronti.-

-Purtroppo l’unico che avrebbe potuto dircelo, il Generale Ryker, ha scelto il suicidio.- interviene Gyrich -In ogni caso, ciò che conta è che il ragazzo sia pronto per la sua prima missione operativa..

-Oh, lo è, lo è.- replica Quinn con un sorriso -Non è vero, ragazzo?-

            Il giovane in costume sembra quasi scuotersi da uno stato di trance e risponde;

-Ditemi qual è la missione ed io la porterò a termine a qualunque costo.-

 

            Il Colonnello Carolyn St. Lawrence, Cary per gli amici, guarda i membri della sua squadra di commandos, la crema dei mercenari.

La North Organization, punta sempre al meglio che i quattrini possono ottenere, pensa con amara ironia. In questo caso una squadra multietnica e multinazionale di cui fanno parte un afroamericano, un coreano-americano, uno scozzese, una russa, una mediorientale e lei stessa che è pure lesbica. Viva il politicamente corretto.

Con voce stentorea Cary si rivolge loro:

-Abbiamo appena violato lo spazio aereo di Azania. Tra pochi minuti ci paracaduteremo nel bel mezzo della capitale sotto assedio. Vi ricordo che il nostro compito è recuperare il Presidente Moise Bomvana e portarlo in salvo con la sua famiglia e stretti collaboratori. Mi aspetto che facciate tutti del vostro meglio.-

            Dai quattro uomini e le due donne davanti a lei solo brevi cenni d’assenso. Professionisti, pensa Cary… come lei.

 

 

2.

 

 

            La sua vita sta prendendo una piega bizzarra, pensa Liz Mace mentre riguarda il filmato del presunto ritorno di Capitan America utilizzando un software che compara i dati biometrici dell’uomo in questione con quelli di suo fratello, il precedente Capitan America da tutti ritenuto morto.[1].

Corrispondono quasi al 100% giusto entro il margine di errore del software.

-Mio Dio, Jeff, sei davvero tu?- sussurra -Posso davvero sperare che tu sia vivo? E se lo sei, dove sei stato finora?-

            Domande ancora senza risposta ma lei sa dove cominciare a cercarle.

 

            La piccola imbarcazione della Guardia Costiera solca le acque del Mar dei Caraibi. Avvicinandosi sempre più ad una piccola isola. Finalmente si arresta a poca distanza dalla costa.

            Il comandante si rivolge ai suoi quattro passeggeri: due uomini e due donne che indossano costumi il cui design è basato sulla bandiera degli Stati Uniti.

-Più oltre non posso andare. Il resto tocca a voi.-

            È il giovane con il costume di Capitan America a parlare:

-E lo faremo, ci può contare.

            Fa il saluto militare e si rivolge agli altri:

-Al mio via, sbarchiamo. Siete pronti?

-Sì!- è la corale risposta.

-E allora, via!-

            È lui il primo a saltare oltre il parapetto e gli altri lo seguono. La missione è cominciata.

 

             Scendono sempre più veloci ed è un momento di euforia. Non importa quante volte l’ha fatto, pensa Cary St. Lawrence, la sensazione è sempre la stessa.

            Arriva infine il momento in cui si aprono i paracadute e la discesa rallenta. È il momento più difficile, pensa ancora Cary. Se fossero individuati un cecchino ben addestrato li eliminerebbe con facilità ma per loro fortuna entrambe le fazioni in lotta sono troppo impegnate nei combattimenti per le strade per badare a loro.

            Finalmente raggiungono il suolo intorno all’obiettivo. La fortuna li ha aiutati ancora ed il vento non li ha dispersi né portati lontano dall’obiettivo.

-Il palazzo presidenziale è davanti a noi.- dice Cary -Sembra che siamo arrivati appena in tempo perché quelli che si stanno avvicinando hanno le insegne delle forze di terra della Federazione Panafricana. Dovremo aprirci la strada sparando.-

-Mai pensato che fossimo qui per fare un picnic.- commenta il solitamente taciturno Tenente Liam, Christian ex SAS[2] dell’Esercito britannico.

-Dia l’ordine, Colonnello, e noi la seguiremo.- le dice il Capitano Christopher Jacobs, un afroamericano alto, muscoloso e dai capelli rasati, suo secondo in comando ed ex Delta Force.

            Cary fissa rapidamente gli altri componenti della squadra: il Tenente di Marina David Pak, ex SEAL,[3] Il Sergente Gunnar Lindstrom, un colosso dai capelli biondi tagliati a spazzola, discendente di immigrati scandinavi nel Minnesota, Anastasia Kasparova, Russa, bionda slavata dai glaciali occhi azzurri, ex spetsnaz,.[4] Tirife Barzani, curda, esperta combattente. Tutta gente che sa il fatto suo. Inutile aspettare oltre.

-Avanti!- ordina Cary correndo.

            Il resto della squadra la segue. In breve i militari della Federazione Panafricana sono falciati dalla pioggia di fuoco vomitata su di loro dai nuovi arrivati.

            Senza smettere di correre arrivano all’ingresso del palazzo e non perdono tempo ad entrare.

-Il Presidente, dov’è?- chiede Cary ad uno sconcertato ufficiale azaniano.

-Sono qui.- dice una voce autorevole.

            Cary si volta per vedere un uomo distinto che indossa un elegante abito nero.

-Sono Moise Bomvana.- si presenta -E voi siete quelli che stavo aspettando?-

-Colonnello Carolyn St. Lawrence -si presenta Cary a sua volta -Io e la mia squadra siamo qui per…-

-Ucciderla.- dice una voce dura.

            Un dito si contrae sul grilletto di una pistola ed un proiettile coglie Bomvana in piena fronte.

 

 

3.

 

 

            I due uomini e le due donne in costume si inoltrano nell’isola su cui sono appena sbarcati.

-Fate attenzione.- avverte il presunto Capitan America -Se quello che ci hanno detto di questo posto è vero, è impossibile che non ci sia qualche difesa anti intrusi.-

-Ci prendi per dei dilettanti?- replica la ragazza bionda che si fa chiamare American Dream -Noi abbiamo avuto il nostro battesimo del fuoco mentre tu eri chissà dove. Puoi anche farti chiamare Capitan America ma per quanto mi riguarda, devi ancora dimostrare di essere all’altezza del tuo nome.-

-Dream, non è il momento di discutere questo.- la rimprovera sommessamente ma con decisione l’uomo di nome Minuteman -Il Capitano ha ragione: se questo posto ospita davvero uno dei covi segreti dell’A.I.M.[5] come ipotizzano i rapporti dell’intelligence, il minimo che possiamo aspettarci è qualche brutta sorpresa.-

-Silenzio!- intima il Capitano.

-Cosa c’è?- chiede l’afroamericana chiamata Union -Io non sento niente.-

-Appunto. Troppo silenzio. Anche gli animali tacciono e questo è sempre segno di guai in arrivo.-

            Il Capitano ha appena finito di parlare che qualcosa emerge dalla jungla, qualcosa di grosso e pericoloso.

 

            Un altro luogo ed un altro Capitan America. Liz Mace sarebbe d’accordo nell’affermare che quella politica può essere una jungla altrettanto pericolosa di quelle caraibiche. Di sicuro è un pensiero che le attraversa la mente mentre entra nella Casa Bianca scortata da due marines che ignorano che lei nella sua identità civile è una di loro.

            Quando entra nell’ufficio di Henry Peter Gyrich lui si alza in piedi e dice:

-Non sono sorpreso della sua visita, Capitano.-

-Quindi sa perché sono qui.- replica Liz.

-Mi pare ovvio: il ritorno del suo predecessore nel ruolo che ora lei ricopre.-

-Ma è davvero lui?-

-Le prove che abbiamo dimostrano di sì. È sopravvissuto all’esplosione che ha distrutto il vecchio quartier generale del F.B.S.A. e ne sono contento. Pesava sulla mia coscienza il fatto che fosse rimasto indietro per permettere che io fossi portato in salvo.-

-Dunque ha una coscienza?-

-Mi risparmi il suo sarcasmo, Capitano, e noti che le sto usando la cortesia di chiamarla così anche se ora non ne ha più diritto. A questo proposito, mi auguro che lei sia qui per consegnarmi il suo scudo in modo che io lo restituisca al suo legittimo possessore.-

-Se lo farò, sarà solo quando sarò assolutamente convinta che lui è davvero chi dice di essere. Fino ad allora resterà nelle mie mani.-

-Potrei ordinarle di consegnarmelo.-

-Sa benissimo di non avere l’autorità per farlo. Questo scudo, come il costume che indosso, non le appartiene. È legalmente del primo Capitan America e dei suoi eredi sia materiali che spirituali e spetta di diritto a chi è l’unico e legittimo Capitano America. Mi dimostri che l’uomo che ho visto in TV è davvero lui ed io sarò felicissima di consegnarglielo, ma fino ad allora, le ribadisco che resta mio.-

Gyrich rimane cupo e silenzioso.

-So cosa sta pensando.- continua Liz -Che potrebbe chiamare gli agenti del Servizio Segreto ed ordinare loro di arrestarmi e prendermi lo scudo ma ammesso che il suo fosse un ordine valido, è davvero sicuro che riuscirebbero ad eseguirlo?-

-Se ne vada.-

-Con molto piacere.-

            Cap è sulla soglia quando Gyrich parla ancora:

-Non finisce qui.-

-Per quanto mi riguarda, è appena cominciato.- ribatte lei.

 

            L’eco dello sparo si appena spento e Moise Bomvana è appena crollato al suolo, morto, che Cary St. Lawrence si volge di scatto verso Chris Jacobs che impugna una pistola ancora fumante.

-Che le è preso? È impazzito?-

-I nostri ordini sono cambiati. La C.I.A. ci ha assoldato per portare in salvo Bomvana ma qualcun altro ha pagato molto di più perché fosse eliminato. Masters e Levine temevano che lei non avrebbe mai acconsentito ad eseguire l’ordine così non l’hanno informata del cambio di programma ed incaricato me.-

            Gli occhi di Cary dardeggiano di rabbia mentre dice:

-Avevate ragione. Farò in modo che la paghiate tutti.-

-Proprio quello che temevo. Mi dispiace, Colonnello, lei mi era simpatica ma ora sta per diventare un’altra vittima di questa disgraziata guerra. Così ci sarà scritto nel mio rapporto ufficiale.-

            Jacobs punta la sua pistola contro Cary e si appresta a sparare quando la fredda canna di un’altra pistola si appoggia alla sua nuca e la voce di Liam Christian dice:

-Non ti conviene farlo, Jacobs o faccio saltare la tua testa come un melone.-

-Sei impazzito, Christian?- esclama Jacobs.

-Al contrario: credo di essere sanissimo. Vedi, anche a me il Colonnello Lawrence sta simpatica mentre quello che hai fatto tu è stato decisamente poco sportivo e sleale. Così ho deciso di stare dalla sua parte.-

-Ed anch’io.- proclama Anastasia Kasparova puntando il suo fucile.

-Ed io pure.- si aggiunge Gunnar Lindstrom.

-Siete tutti impazziti?- esclama Jacobs -Vi sembra il momento di farvi venire crisi di coscienza? Siete dei mercenari non dei missionari.-

Gli altri due membri della squadra puntano le loro armi contro i ribelli.

-Ci dia l’ordine, Capitano, e li facciamo fuori.- dice Tirife Barzani.

-Dai quell’ordine e sarai il primo a morire, Jacobs.- replica Christian -Dubito che ti sarebbe di conforto saperci morti a nostra volta.-

            Per qualche istante i due gruppi si fronteggiano. Un solo movimento sbagliato e partirebbero i proiettili poi Jacobs chiede:

-Che cosa proponi?-

-Molto semplice: voi andate per la vostra strada e noi per la nostra senza ammazzarci a vicenda.-

-Ai capi della North non piacerà. Aspettatevi una rappresaglia.-

-Ci penseremo quando accadrà. Intanto cosa dici?-

            Un altro silenzio poi Jacobs risponde

-Ok.  Io e gli altri ce ne andiamo. Voi volete giocare fare gli eroi? Fate pure Va da sé che dovrete arrangiarvi da soli per andarvene da qui … e potete scordarvi il premio missione, naturalmente.-

-Ce ne faremo una ragione.- ribatte Anastasia.

Jacobs, Pak e Barzani indietreggiano sempre tenendo le loro armi puntate verso i loro ex alleati poi corrono all’esterno.

            Per un po’ nessuno dei quattro rimasti parla poi Cary rompe il silenzio.

-Io intendo proseguire la missione originale e portare in salvo i familiari e collaboratori di Bomvana o almeno provarci ora che non abbiamo più un punto di esfiltrazione e siamo in pieno territorio nemico. Lo farò anche da sola se devo. Voi siete liberi di scegliere.-

-A questo punto, lei rimane il mio comandante, Colonnello.- replica Christian -Dia pure gli ordini necessari, le obbedirò volentieri.-

-Anche a me sta bene.- dice Anastasia.

            Lindstrom si limita ad un cenno di assenso.

-Molto bene- conclude Cary -Ci occorrono dei mezzi capienti per portare via tutti.  Christian, come addetto alla logistica è compito suo trovarli. Kasparova, Lindstrom, voi penserete alla protezione dei civili.-

            Forse possiamo farcela, pensa.

 

 

4.

 

 

            Dal fogliame emerge un robot umanoide di colore blu alto circa tre metri.

-E quello che diavolo è?- esclama American Dream.

-Un Temerario!- risponde istintivamente il Capitano mentre salta di lato evitando una scarica che il robot emette dalla sua bocca. Una seconda scarica è bloccata dal suo scudo prima che colpisca American Dream.

-Grazie.- mormora la ragazza.

-Dovrebbe metterci un po’ a ricaricarsi.- afferma il giovane -Ma fate attenzione, perché è molto forte e veloce.-

-I suoi occhi… stanno brillando!- urla Minuteman.

            Due raggi di intenso calore si sprigionano dagli occhi del robot ma riescono solamente ad incenerire il terreno dove poco prima c’era l’uomo in costume.

-Cosa cavolo erano?- chiede.

-Una qualche forma di radiazione.- spiega il Capitano.

            Ha appena finito di parlare che un pugno micidiale si abbatte sul suo scudo che trema ma resiste.

-Non possiamo continuare così.- dice Union -Non possiamo evitarlo per sempre.-

            Il Capitano non potrebbe essere più d’accordo. È ora di fare qualcosa di azzardato ma che potrebbe ribaltare la situazione.

            Si tuffa tra le gambe del robot riuscendo a farlo cadere, poi gli è sopra.

-Prova ad uccidermi maledetta macchina!- grida.

            Il petto del temerario comincia a brillare pronto a liberare una nuova micidiale scarica di freon in grado di ghiacciare qualunque cosa avvolga. Quasi tutto perché lo scudo del Capitano gli ha già resistito ed ora lui lo spinge contro il petto metallico del suo avversario. Il fluido refrigerante preme per uscire ma non riesce a superare la barriera dello scudo. La pressione aumenta e deve trovare uno sfogo. Per quanto resistente il corpo del temerario non può sopportarlo a lungo.

-Vieni via!- urla una voce alle sue spalle ma lui non l’ascolta e continua a premere.

Due braccia lo afferrano e lo strattonano indietro un attimo prima che il temerario esploda.

-Volevi farti ammazzare ancora?- gli chiede Minuteman.

-Dovevo fermarlo e l’ho fatto.- ribatte lui.

-Devo capire ancora se sei un eroe od un pazzo.-

            Lui non risponde e recupera lo scudo apparentemente intatto.

-Ha resistito benissimo.- commenta Union -Di cosa è fatto?-

-Una lega di adamantio secondario e vibranio wakandano. Non è resistente come quello originale ma lo è comunque quanto basta.- risponde il Capitano.

            American Dream indica il contorto ammasso di metallo davanti a loro e chiede al suo compagno:

-Cosa hai detto che era?-

-Un temerario, un robot da battaglia costruito dall’A.I.M. per l’Hydra diversi anni fa ed in seguito usato anche da altre organizzazioni terroristiche o criminali.- spiega il Capitano.

-Credi che si sia imbattuto in noi per caso o che l’A.I.M. ci abbia individuato?- chiede Minuteman.

-Non ha molta importanza ormai. Se anche non lo avessero saputo prima, lo sanno di sicuro adesso. Preparatevi al peggio.-

-Sai come galvanizzare la gente tu.-

-Sapevamo che non sarebbe stata una passeggiata ma qualunque cosa ci aspetti, noi faremo il nostro dovere.

            Senza aspettare risposta si inoltra nella jungla e gli altri non possono che seguirlo.

 

            Un grosso veicolo corazzato lascia palazzo presidenziale della capitale di Azania. A bordo Cary St. Lawrence, i membri della sua squadra passati dalla sua parte ed una dozzina di civili spaventati. Tutt’intorno a loro spari ed esplosioni.

-La capitale non può reggere ancora a lungo.- commenta Cary -Con un po’ di fortuna riusciremo ad uscirne prima che cada.-

-E dopo? Che direzione prendiamo?- chiede Liam Christian.

-Azania è praticamente circondata dal territorio della Federazione Panafricana. La sola via possibile è verso i Grandi Laghi e le uniche due nazioni ancora indipendenti: il Wakanda ed il Bangalla.-

-Ho appena sentito che il Wakanda è sotto attacco delle truppe panafricane.-[6] interviene Gunnar Lindstrom.

-E allora a Bangalla. Lindstrom, avvisali del nostro arrivo.-

-Impossibile, Colonnello. Le comunicazioni si sono appena interrotte. Né radio né altro funzionano più.-

-Opera del Dottor Crocodile, ci scommetto.- commenta Christian.

-Molto probabile.- replica Cary.

            Può solo sperare che il segnale che ha da poco mandato tramite un canale segreto sia arrivato a chi di dovere. Ormai la sua copertura alla North è saltata ma se riesce ad uscire viva dalla pessima situazione in cui si trova, potrà fargliela pagare.

 

            La sede del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America si trova nel quartiere di Foggy Bottom a Washington D.C. ed è qui che arriva un uomo biondo sulla quarantina che indossa un elegante abito marrone evidentemente fatto su misura.

Dopo essersi qualificato viene accompagnato in un ufficio della sezione Affari Africani dove lo aspettano un uomo sulla sessantina stempiato, con gli occhiali seduto dietro una scrivania ed un altro uomo più giovane con i capelli grigi in piedi vicino ad una finestra.

-Ambasciatore Van Slambrouck, benvenuto. Immagino il motivo della sua visita con così poco preavviso.-

-Poco preavviso, ma quanto basta per far arrivare Mr. Littel da Langley, vedo.- commenta l’uomo di nome Richard Van Slambrouck.

-Ero già nei paraggi.- replica Frank Littel.

-Immagino che sia qui per discutere della difficile situazione di Azania.- interviene l’uomo alla scrivania.

-Lei ha un certo talento per l’understatement, Mr. Pearson. Io, però, non sono un diplomatico di carriera ed userò un linguaggio più diretto: non è una situazione difficile, è un vero e proprio disastro. Quasi tutta Azania è ormai sotto il controllo dei militari e da ore non ho più notizie dalla Capitale.-

-Ne ho io e sono pessime. Replica Littel -Il tentativo di far fuggire Bomvana è fallito e pare che lui sia stato ucciso. Anche la capitale sta per cadere, è solo questione di ore, forse meno.-

-Maledizione!-  sbotta Van Slambrouck -Conoscevo Moise Bomvana personalmente. Abbiamo collaborato durante il periodo di transizione dal vecchio regime di apartheid all’attuale. È uno dei motivi per cui quando è diventato Presidente mi ha nominato ambasciatore negli Stati Uniti nonostante fossi un bianco, un discendente dei coloni boeri che hanno oppresso il suo popolo e nonostante quello che aveva fatto mio fratello Ralph.[7] Adesso tutto quello che abbiamo costruito andrà a rotoli.

-Gli Stati Uniti non possono intervenire ufficialmente. Abbiamo inviato una nota ufficiale di protesta ma ovviamente è stata ignorata.- interviene Aubrey Pearson, assistente dell’Inviato Speciale per la Regione dei Grandi Laghi africani -Credo di poterle dire che non ci saranno difficoltà a concedere a lei e la sua famiglia asilo politico.-

-La ringrazio. Di certo non posso ritornare in Azania adesso. Per fortuna mia moglie e mia figlia sono qui a Washington e non devo preoccuparmi per loro. Littel… ha detto che la squadra che aveva assoldato per evacuare Bomvana ha fallito. Cosa è successo?-

-Non lo so, devo confessarlo.- risponde Littel --Tutte le comunicazioni sono interrotte.-

-Quindi anche loro sono spacciati?-

-Non è ancora detto. Forse c’è un’ultima carta da giocare.-

 

 

5.

 

 

            Un segnale criptato raggiunge un satellite e da lì rimbalza verso terra. Quando il Generale Joseph Kragg sente il suono di un certo cellulare sa che sono in arrivo guai che sperava di evitare

            Borbotta un’imprecazione ed accende uno schermo. Su una carta geografica brilla un puntolino.

-Azania?- esclama Kragg -In che guaio si è cacciata, Colonnello?-

Improvvisamente il puntolino si spegne e Kragg capisce che i guai sono anche peggiori di quanto immaginasse.

-Tenente Perrywinkle!- urla all’interfono -Mi chiami il Generale Ross al Pentagono… e anche lo S.H.I.E.L.D.-

            È il momento di attivare il piano B.

 

            Liz Mace è nella sua casa di Falls Church in Virginia. Ha passato una delle poche notti calme degli ultimi tempi, nonostante le preoccupazioni per la presunta resurrezione di suo fratello e per Cary St. Lawrence, di cui non ha notizie da troppo tempo, non l’abbiano certo abbandonata.

            Ora, dopo una doccia veloce, Liz sta facendo colazione in attesa di cominciare una nuova giornata di lavoro presso l’installazione militare di Camp Lehigh, ufficialmente una stagione di rilevamento e studi metereologici che è in realtà la copertura per una task force interforze dei servizi segreti militari il cui compito è occuparsi dei casi che coinvolgono superumani e che siano un pericolo per la sicurezza militare della Nazione.

            Lo squillo del cellulare le fa capire che le cose non andranno come previsto. Non è il suo numero normale ma un numero che hanno pochissime persone perché non è quello di Liz Mace ma di Capitan America. Se qualcuno la chiama lì può significare solo una cosa: guai.

            Il suo sospetto è confermato quando risponde e riconosce la voce all’altro capo del microfono.

<<Buongiorno, Capitano. Immagino di non averla svegliata. So che in genere è molto mattiniera.>>

-Sappiamo entrambi che la sua non è una chiamata di cortesia, Colonnello Fury, quindi perché non saltiamo i convenevoli e non mi dice subito qual è il guaio per cui lei ha bisogno di me e perché proprio di me?- ribatte Liz.

Dall’altra parte arriva una risata poi Nick Fury dice:

<<Le ho mai detto che mi piace il suo temperamento, mia cara ragazza? Ovviamente ha ragione: c’è davvero un guaio e grosso anche. Quanto al motivo per coinvolgere lei, è presto detto: la sua… amica Cary St. Lawrence ci è proprio in mezzo.>>

             Liz si fa di colpo più attenta e la sua voce più dura quando replica:

-Mi dica tutto.-

 

            La donna chiamata Capitan America arriva sull’Eliveicolo dello S.H.I.EL.D. e pochi minuti dopo è nell’ufficio del Direttore Esecutivo di quella organizzazione:

            Liz non è troppo sorpresa di trovarci il suo occasionale compagno d’avventure Comandante America oltre che il Vice Direttore Esecutivo Dum Dum Dugan ed il Direttore delle Operazioni Speciali Gabe Jones.

-Ben arrivata, Capitano.- la accoglie Nick Fury -Stavo giusto aggiornando il suo collega sulla situazione. Siete entrambi al corrente di quello che sta succedendo in Africa Centrale con la nascita della Federazione Panafricana ed il suo tentativo di inglobare tutti i piccoli Stati della regione, immagino-

-Non mi sta dicendo nulla di nuovo. Seguo i notiziari internazionali ogni volta che posso.- replica Cap.

-Anche io.- aggiunge il Comandante.

-Le Nazioni Unite sono state investite della questione ma i veti incrociati hanno paralizzato il Consiglio di Sicurezza e così la cosa è stata deferita all’Assemblea Generale che non deciderà certo in tempi brevi. Per questo il Segretario Generale mi ha chiesto in via ufficiosa di occuparmi della faccenda… cosa che avrei fatto comunque ovviamente.-

-Ovviamente.- commenta sogghignando Dugan -Quando mai il vecchio Nick si è preoccupato dei regolamenti?-

            Fury lo ignora e prosegue:

-La North Organization aveva avuto dalla C.I.A. l’incarico di far evacuare il Presidente della Repubblica di Azania prima della caduta della sua capitale ed aveva inviato una squadra di mercenari al comando del Colonnello Carolyn St. Lawrence ma qualcosa deve essere andato storto perché, a quanto pare il Presidente Bomvana è stato ucciso e solo tre componenti della squadra hanno lasciato Azania. Il Colonnello St. Lawrence non era tra loro.-

-Hanno scoperto che in realtà era un’agente sotto copertura e l’hanno uccisa?- il tono di allarme nella voce di Liz Mace è evidente.

-No, è ancora viva. Prima che nella regione calasse il blackout totale delle comunicazioni, opera sicuramente del Dottor Crocodile, ha fatto in tempo ad inviare un segnale a Camp Lehigh ed era fuori dalla capitale quando è scomparso. In questo momento è, con altre 15 persone, a bordo di un veicolo militare azaniano diretto verso il Lago Vittoria ed il confine con il vicino Bangalla. Non è tutto: i tre mercenari precedentemente fuggiti da Azania hanno ricevuto l’ordine di tornare indietro con altri mercenari con l’obiettivo di intercettare il veicolo della St. Lawrence ed eliminare tutti i suoi occupanti.-.

-Come fa a sapere tutto questo?- chiede il Comandante America.

-Dirigo la più efficiente organizzazione di spionaggio del mondo, lo ha dimenticato?- è la risposta.

-Ha anche lei un infiltrato nella North!- esclama Liz.

            Nick non commenta e prosegue:

-La nostra priorità è salvare i fuggiaschi e smascherare così anche le pratiche illegali della North. Normalmente avrei incaricato una delle mie squadre speciali ma in questo momento sono entrambe impegnate altrove[8] così tocca a voi che avete anche motivazioni personali per essere coinvolti.

Per fornirvi la necessaria copertura e libertà d’azione, ho chiesto espressamente ed ottenuto dal Generale Kragg il distacco del Maggiore Elizabeth Mace e del Tenente di Marina Franklin Mills come osservatori presso lo S.H.I.E.L.D. per questa missione.-

-Sapete chi siamo?- esclama il Comandante sorpreso ed anche preoccupato.

-Cosa vi ho detto prima sulla mia organizzazione?- replica, divertito, Nick -Non si preoccupi: solo i presenti in questa stanza sono al corrente di questa informazione. Kragg non la sa e non ha bisogno di saperla. Tornando a noi. Partirete immediatamente. Con voi verrà un agente esperto della zona ed avrete tutta l’assistenza necessaria dalla sezione locale dello S.H.I.E.L.D.ma la parte più dura e pericolosa del lavoro toccherà a voi.-

-Come sempre.- commenta Cap.

            Poco più tardi, uno dei quinjet dello S.H.I.E.L.D. soprannominato Bus decolla dall’Eliveicolo dirigendosi a tutta velocità verso l’Africa Centrale. A bordo Liz Mace è immersa in cupi pensieri.

            Sino a poco tempo prima non avrebbe mai immaginato, di potersi innamorare di un’altra donna. Anche se è sempre stata consapevole di essere bisessuale, aveva avuto pressoché esclusivamente storie con uomini, però era successo e lei non ne era certo pentita.

Doversi separare da Cary St. Lawrence e saperla impegnata in una difficile missione sotto copertura senza poter comunicare con lei le era pesato molto. Adesso Cary era in serio pericolo ma lei l’avrebbe salvata a qualunque costo.

 

 

CONTINUA

 

 

NOTE DELL’AUTORE

 

 

            Eccoci arrivati in fondo anche a questo racconto che rappresenta un punto di svolta per questa serie: Jeff Mace è davvero tornato e se la risposta è sì, cosa farà sua sorella Liz?

            In attesa di saperlo, un po’ di note:

1)     Il Temerario è una creazione di Roy Thomas & Jim Steranko su Strange Tales Vol. 1° #154 datato marzo 1967.

2)     Aubrey Pearson è stato creato da Ed Hannigan & Jerry Bingham su Black Panther Vol. 1° #14 datato marzo 1979.

3)     Richard Van Slambrouck è Union sono due mie creazioni per quanto il primo sia basato su un personaggio creato da Peter B. Gillis & Denys Cowan su Black Panther Vol. 2° #1 datato luglio 1988 (il fratello a cui allude).

4)     Anche Moise Bomvana è stato creato da Peter B. Gillis & Denys Cowan su Black Panther Vol. 2° #1 datato luglio 1988.

5)     Azania è una nazione fittizia apparsa per la prima volta sul già citato Black Panther Vol. 2° #1 ed è un chiaro specchio del Sud Africa dell’epoca con un regime di Apartheid che è stato poi abbattuto più o meno pacificamente. Confesso che approfittando del fatto che la suddetta miniserie è inedita in Italia mi sono preso qualche libertà rispetto alla storia originale.

6)     Se qualcuno di voi lettori ha pensato di riconoscere in alcuni dei componenti della squadra di Cary St. Lawrence i protagonisti del film “I mercenari” e magari si immagina il tenente Liam Christian con la faccia di Jason Statham e Gunnar Lindstrom con quella di Dolph Lundgren, ebbene faccia pure.

7)     Il titolo è un omaggio all’omonimo film del 1955 con Charlton Heston e Fred MacMurray sull’esplorazione di Lewis &Clark del 1804/1806

Nel prossimo episodio: un Capitan America contro l’A.I.M., un’altra nel caos africano più altre sorprese.

 

 

Carlo



[1] Ricordate il nostro n. 50?

[2] Special Air Service, la leggendaria unità delle operazioni speciali dell’esercito britannico

[3] SEa Air Land, le forze speciali della Marina degli Stati Uniti.

[4] I reparti speciali delle forze armate e servizi di sicurezza russi.

[5] Avanzate Idee Meccaniche.

[6] Come ben sa chi legge il nostro Pantera Nera.

[7] Vedi Black Panther Vol. 2° #1

[8] Ovvero su Vendicatori Segreti #50 e Agents of S.H.I.E.L.D. #008